DISTURBO DI PERSONALITA'

EVITANTE

COS'E'?

COS'E'?

Il disturbo evitante di personalità (DEP) è un disturbo di personalità caratterizzato dalla convinzione radicata del soggetto di valere poco; ciò porta la persona a sentire un profondo senso di inadeguatezza nella vita di relazione, con un enorme timore delle critiche, della disapprovazione altrui e di esclusione. Per evitare queste esperienze dolorose e la sensazione di sentirsi escluso dagli altri, la persona con disturbo evitante di personalità tende ad avere una vita ritirata. Il Disturbo Evitante di Personalità è un disturbo che viene descritto come patologia caratterizzata da modalità diffuse di ritiro sociale, convinzioni di inadeguatezza e acuita sensibilità al giudizio degli altri. Questi soggetti, non hanno un gruppo di amici con i quali uscire la sera e sul lavoro si mantengono ai margini rinunciando alla carriera per non essere sottoposti al giudizio altrui; tuttavia desiderano fortemente instaurare delle relazioni, poter avere un partner, condividere esperienze ed interessi con i gli altri. Ma la difficoltà a vivere l’imbarazzo o l’umiliazione li induce ad evitare il confronto.

Si tratta di un disturbo comune nelle popolazioni cliniche con una prevalenza dell’1-10%. Ad oggi non abbiamo informazioni chiare su come si distribuisce nei due sessi o sulla presenza di familiarità.

COME SI MANIFESTA?

Le persone che soffrono di Disturbo Evitante di Personalità hanno fortemente il desiderio di stabilire relazioni con gli altri, ma il profondo senso di inadeguatezza e il timore di essere giudicati negativamente causano la tendenza a ritirarsi dalle situazioni sociali, prevenendo il rifiuto che giudicano inevitabile e terribile, catastrofico

DESIDERIO E PAURA

Le persone che soffrono di questo disturbo non hanno la capacità di adottare la propria prospettiva nel valutarsi, ma si basano unicamente nel parere degli altri che prevedono sia negativo.

AUTOVALUTAZIONE?

In questo scenario, la strategia che utilizzano nell'aggirare il rifiuto è quella del ritiro sociale, dando per scontato che prima o poi le persone si accorgerebbero della loro natura negativa.

CONSEGUENZE

Ricorrono, quindi, all’evitamento come unico comportamento autoprotettivo da ciò che provoca malessere, dalle proprie emozioni negative; tale comportamento non permette loro di sviluppare quelle risorse ed abilità necessarie nelle relazioni, così come la capacità di venire a contatto con le proprie emozioni.

EVITAMENTI

Assistono in questo modo allo svolgimento della vita degli altri come se fossero in un film di cui sono spettatori passivi; vivono costantemente la distanza dagli altri, nelle situazioni di coppia non riescono a trovare elementi di condivisione con l’altro, così come non sentono di appartenere ad alcun gruppo.

LE VITE DEGLI ALTRI

Quando riescono a stabilire una relazione, in genere, le persone con DEP tendono ad assumere un atteggiamento sottomesso per il timore di perderla e di ritornare ad essere soli; si attaccano, quindi, con tenacia all’altra persona assecondandola per evitare il rifiuto temuto. Ciò porta inevitabilmente a rabbia e frustrazione.

DINAMICHE

SOFFRO DEL DISTURBO?

Caratteristica distintiva dei disturbi della personalità è quella di essere pervasivi e invalidanti: il disturbo rende di fatto impossibile alla persona che ne è affetta un adattamento sano ed equilibrato alla realtà per cui vi saranno sempre delle ripercussioni sulla vita affettiva, sociale o lavorativa.  In più la situazione non migliora con il tempo. Se questi ultimi dati non sono presenti NON SI PUO' PARLARE DI DISTURBO DELLA PERSONALITA'.

 

Uno dei primi dati da cui partire per comprendere quindi se una persona è affetta da un disturbo della personalità è se vi è una compromissione significativa del funzionamento sociale, lavorativo o affettivo (per esempio se la persona non riesce mai a tenersi un lavoro o se non riesce a portare avanti nel tempo relazioni sentimentali o amicali).

 

E' molto difficile che le persone affette da un disturbo della personalità si rendano conto di un disturbo e che chiedano aiuto. Accade quasi sempre che siano le persone a loro vicine che si attivano per evidenziare il problema. Le persone che ne sono affette tendono infatti a pensare che ci siano qualcosa che non va “negli altri”, “nel mondo”, “nella società” più che in loro. Generalmente riescono a prendere contatto con i loro problemi solo attraverso il contatto e l'aiuto di uno specialista (psicologo, psichiatra o psicoterapeuta).

In genere i pazienti affetti da disturbo della personalità se arrivano a chiedere un consulto è a causa di altri sintomi che sono fastidiosi e mal tollerati rispetto ai sintomi del loro quadro di personalità.

 

In sintesi, i soggetti affetti dal Disturbo Evitante di Personalità si sentono diversi ed inadeguati rispetto agli altri, considerando questa condizione come immutabile. Tendono ad isolarsi riversandosi in una vita ritirata in famiglia, in casa o da soli, coltivando interessi che gli possono garantire di essere attuati senza il bisogno degli altri, come ascoltare musica, leggere o adottare il computer come mediatore di esperienze sociali. in alcuni casi ricorrono anche all’uso di sostanze, in particolare a bevande alcoliche, per sedare il malessere interiore ritagliandosi così una parentesi di piacere virtuale.

Talvolta è possibile che questo stile di vita povera di stimoli e monotona contribuisca all’insorgenza di un quadro depressivo.

 

CAUSE

ETA'

FATTORI DI RISCHIO 1

FATTORI DI RISCHIO 2

INTERPOLAZIONE

Quando si presenta?

Ambiente

Genetica

Come influenza?

Tu puoi EVITARE, ma il tempo non lo farà

BENJAMIN FRANKLIN

EFFETTI

Le persone che soffrono di questo disturbo possono riuscire a costruire un equilibrio sociale e lavorativo basato sul ritiro e sull'autonomia, prediligendo come ambiente sociale quello famigliare, sicuro e protetto.

Non hanno ambizioni di carriera limitandosi a vivere le abitudinarie relazioni amicali e sociali.

Se però questo equilibrio crolla, la persona può sviluppare un intenso umore depresso, che spesso spinge la persona a chiedere l'intervento psicoterapeutico. Nel complesso, il paziente evitante tende ad accettare con fastidio l’abitudine alla solitudine e vive rassegnato circa la possibilità di recuperare un’accettabile vita di relazione; convive con la propria solitudine, a volte con rimpianto, altre volte con fastidio.

 

Se pensa di avere i sintomi o caratteristiche simili a questo disturbo, sappia che ESISTONO DELLE OTTIME TERAPIE PER TRATTARLO.

Non si faccia confondere da convinzioni come:

'è troppo difficile',

'è troppo tardi'

'sono troppo vecchio'.

Il benessere psicologico che si raggiunge risolvendo i propri disturbi E' UN DIRITTO DI TUTTE LE PERSONE, che si può raggiungere REALMENTE, affidandosi ad uno psicoterapeuta esperto.

IMPARARE A STARE BENE SI PUO',

davvero.

Se ritiene di soffrire di questo disturbo,

se vuole informazioni a riguardo o

desidera prendere un appuntamento,

non esiti a contattarmi:

 

Dott. Riccardo Trazzi - Psicologo e Psicoterapeuta

 

Riceve a:

- Bologna, via Regnoli 4/b

- Imola, via Emilia 304

- Castel S. Pietro Terme, via Grassi 7

 

Tel. 393.1935008

E-mail trazzi.riccardo@gmail.com

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Dott. Riccardo Trazzi - Psicologo e Psicoterapeuta Tel. 393.1935008 www.psicologo-bologna.com

Il disturbo evitante di personalità (DEP) è un disturbo di personalità caratterizzato dalla convinzione radicata del soggetto di valere poco; ciò porta la persona a sentire un profondo senso di inadeguatezza nella vita di relazione, con un enorme timore delle critiche, della disapprovazione altrui e di esclusione. Per evitare queste esperienze dolorose e la sensazione di sentirsi escluso dagli altri, la persona con disturbo evitante di personalità tende ad avere una vita ritirata. Il Disturbo Evitante di Personalità è un disturbo che viene descritto come patologia caratterizzata da modalità diffuse di ritiro sociale, convinzioni di inadeguatezza e acuita sensibilità al giudizio degli altri. Questi soggetti, non hanno un gruppo di amici con i quali uscire la sera e sul lavoro si mantengono ai margini rinunciando alla carriera per non essere sottoposti al giudizio altrui; tuttavia desiderano fortemente instaurare delle relazioni, poter avere un partner, condividere esperienze ed interessi con i gli altri. Ma la difficoltà a vivere l’imbarazzo o l’umiliazione li induce ad evitare il confronto.

Si tratta di un disturbo comune nelle popolazioni cliniche con una prevalenza dell’1-10%. Ad oggi non abbiamo informazioni chiare su come si distribuisce nei due sessi o sulla presenza di familiarità.

Caratteristica distintiva dei disturbi della personalità è quella di essere pervasivi e invalidanti: il disturbo rende di fatto impossibile alla persona che ne è affetta un adattamento sano ed equilibrato alla realtà per cui vi saranno sempre delle ripercussioni sulla vita affettiva, sociale o lavorativa.  In più la situazione non migliora con il tempo. Se questi ultimi dati non sono presenti NON SI PUO' PARLARE DI DISTURBO DELLA PERSONALITA'.

 

Uno dei primi dati da cui partire per comprendere quindi se una persona è affetta da un disturbo della personalità è se vi è una compromissione significativa del funzionamento sociale, lavorativo o affettivo (per esempio se la persona non riesce mai a tenersi un lavoro o se non riesce a portare avanti nel tempo relazioni sentimentali o amicali).

 

E' molto difficile che le persone affette da un disturbo della personalità si rendano conto di un disturbo e che chiedano aiuto. Accade quasi sempre che siano le persone a loro vicine che si attivano per evidenziare il problema. Le persone che ne sono affette tendono infatti a pensare che ci siano qualcosa che non va “negli altri”, “nel mondo”, “nella società” più che in loro. Generalmente riescono a prendere contatto con i loro problemi solo attraverso il contatto e l'aiuto di uno specialista (psicologo, psichiatra o psicoterapeuta).

In genere i pazienti affetti da disturbo della personalità se arrivano a chiedere un consulto è a causa di altri sintomi che sono fastidiosi e mal tollerati rispetto ai sintomi del loro quadro di personalità.

 

In sintesi, i soggetti affetti dal Disturbo Evitante di Personalità si sentono diversi ed inadeguati rispetto agli altri, considerando questa condizione come immutabile. Tendono ad isolarsi riversandosi in una vita ritirata in famiglia, in casa o da soli, coltivando interessi che gli possono garantire di essere attuati senza il bisogno degli altri, come ascoltare musica, leggere o adottare il computer come mediatore di esperienze sociali. in alcuni casi ricorrono anche all’uso di sostanze, in particolare a bevande alcoliche, per sedare il malessere interiore ritagliandosi così una parentesi di piacere virtuale.

Talvolta è possibile che questo stile di vita povera di stimoli e monotona contribuisca all’insorgenza di un quadro depressivo.

Le persone che soffrono di questo disturbo possono riuscire a costruire un equilibrio sociale e lavorativo basato sul ritiro e sull'autonomia, prediligendo come ambiente sociale quello famigliare, sicuro e protetto.

Non hanno ambizioni di carriera limitandosi a vivere le abitudinarie relazioni amicali e sociali.

Se però questo equilibrio crolla, la persona può sviluppare un intenso umore depresso, che spesso spinge la persona a chiedere l'intervento psicoterapeutico. Nel complesso, il paziente evitante tende ad accettare con fastidio l’abitudine alla solitudine e vive rassegnato circa la possibilità di recuperare un’accettabile vita di relazione; convive con la propria solitudine, a volte con rimpianto, altre volte con fastidio.

 

Se pensa di avere i sintomi o caratteristiche simili a questo disturbo, sappia che ESISTONO DELLE OTTIME TERAPIE PER TRATTARLO.

Non si faccia confondere da convinzioni come:

'è troppo difficile',

'è troppo tardi'

'sono troppo vecchio'.

Il benessere psicologico che si raggiunge risolvendo i propri disturbi E' UN DIRITTO DI TUTTE LE PERSONE, che si può raggiungere REALMENTE, affidandosi ad uno psicoterapeuta esperto.

IMPARARE A STARE BENE SI PUO',

davvero.

Il disturbo evitante di personalità (DEP) è un disturbo di personalità caratterizzato dalla convinzione radicata del soggetto di valere poco; ciò porta la persona a sentire un profondo senso di inadeguatezza nella vita di relazione, con un enorme timore delle critiche, della disapprovazione altrui e di esclusione. Per evitare queste esperienze dolorose e la sensazione di sentirsi escluso dagli altri, la persona con disturbo evitante di personalità tende ad avere una vita ritirata. Il Disturbo Evitante di Personalità è un disturbo che viene descritto come patologia caratterizzata da modalità diffuse di ritiro sociale, convinzioni di inadeguatezza e acuita sensibilità al giudizio degli altri. Questi soggetti, non hanno un gruppo di amici con i quali uscire la sera e sul lavoro si mantengono ai margini rinunciando alla carriera per non essere sottoposti al giudizio altrui; tuttavia desiderano fortemente instaurare delle relazioni, poter avere un partner, condividere esperienze ed interessi con i gli altri. Ma la difficoltà a vivere l’imbarazzo o l’umiliazione li induce ad evitare il confronto.

Si tratta di un disturbo comune nelle popolazioni cliniche con una prevalenza dell’1-10%. Ad oggi non abbiamo informazioni chiare su come si distribuisce nei due sessi o sulla presenza di familiarità.

Caratteristica distintiva dei disturbi della personalità è quella di essere pervasivi e invalidanti: il disturbo rende di fatto impossibile alla persona che ne è affetta un adattamento sano ed equilibrato alla realtà per cui vi saranno sempre delle ripercussioni sulla vita affettiva, sociale o lavorativa.  In più la situazione non migliora con il tempo. Se questi ultimi dati non sono presenti NON SI PUO' PARLARE DI DISTURBO DELLA PERSONALITA'.

 

Uno dei primi dati da cui partire per comprendere quindi se una persona è affetta da un disturbo della personalità è se vi è una compromissione significativa del funzionamento sociale, lavorativo o affettivo (per esempio se la persona non riesce mai a tenersi un lavoro o se non riesce a portare avanti nel tempo relazioni sentimentali o amicali).

 

E' molto difficile che le persone affette da un disturbo della personalità si rendano conto di un disturbo e che chiedano aiuto. Accade quasi sempre che siano le persone a loro vicine che si attivano per evidenziare il problema. Le persone che ne sono affette tendono infatti a pensare che ci siano qualcosa che non va “negli altri”, “nel mondo”, “nella società” più che in loro. Generalmente riescono a prendere contatto con i loro problemi solo attraverso il contatto e l'aiuto di uno specialista (psicologo, psichiatra o psicoterapeuta).

In genere i pazienti affetti da disturbo della personalità se arrivano a chiedere un consulto è a causa di altri sintomi che sono fastidiosi e mal tollerati rispetto ai sintomi del loro quadro di personalità.

 

In sintesi, i soggetti affetti dal Disturbo Evitante di Personalità si sentono diversi ed inadeguati rispetto agli altri, considerando questa condizione come immutabile. Tendono ad isolarsi riversandosi in una vita ritirata in famiglia, in casa o da soli, coltivando interessi che gli possono garantire di essere attuati senza il bisogno degli altri, come ascoltare musica, leggere o adottare il computer come mediatore di esperienze sociali. in alcuni casi ricorrono anche all’uso di sostanze, in particolare a bevande alcoliche, per sedare il malessere interiore ritagliandosi così una parentesi di piacere virtuale.

Talvolta è possibile che questo stile di vita povera di stimoli e monotona contribuisca all’insorgenza di un quadro depressivo.

Le persone che soffrono di questo disturbo possono riuscire a costruire un equilibrio sociale e lavorativo basato sul ritiro e sull'autonomia, prediligendo come ambiente sociale quello famigliare, sicuro e protetto.

Non hanno ambizioni di carriera limitandosi a vivere le abitudinarie relazioni amicali e sociali.

Se però questo equilibrio crolla, la persona può sviluppare un intenso umore depresso, che spesso spinge la persona a chiedere l'intervento psicoterapeutico. Nel complesso, il paziente evitante tende ad accettare con fastidio l’abitudine alla solitudine e vive rassegnato circa la possibilità di recuperare un’accettabile vita di relazione; convive con la propria solitudine, a volte con rimpianto, altre volte con fastidio.

 

Se pensa di avere i sintomi o caratteristiche simili a questo disturbo, sappia che ESISTONO DELLE OTTIME TERAPIE PER TRATTARLO.

Non si faccia confondere da convinzioni come:

'è troppo difficile',

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Il benessere psicologico che si raggiunge risolvendo i propri disturbi E' UN DIRITTO DI TUTTE LE PERSONE, che si può raggiungere REALMENTE, affidandosi ad uno psicoterapeuta esperto.

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Il disturbo evitante di personalità (DEP) è un disturbo di personalità caratterizzato dalla convinzione radicata del soggetto di valere poco; ciò porta la persona a sentire un profondo senso di inadeguatezza nella vita di relazione, con un enorme timore delle critiche, della disapprovazione altrui e di esclusione. Per evitare queste esperienze dolorose e la sensazione di sentirsi escluso dagli altri, la persona con disturbo evitante di personalità tende ad avere una vita ritirata. Il Disturbo Evitante di Personalità è un disturbo che viene descritto come patologia caratterizzata da modalità diffuse di ritiro sociale, convinzioni di inadeguatezza e acuita sensibilità al giudizio degli altri. Questi soggetti, non hanno un gruppo di amici con i quali uscire la sera e sul lavoro si mantengono ai margini rinunciando alla carriera per non essere sottoposti al giudizio altrui; tuttavia desiderano fortemente instaurare delle relazioni, poter avere un partner, condividere esperienze ed interessi con i gli altri. Ma la difficoltà a vivere l’imbarazzo o l’umiliazione li induce ad evitare il confronto.

Si tratta di un disturbo comune nelle popolazioni cliniche con una prevalenza dell’1-10%. Ad oggi non abbiamo informazioni chiare su come si distribuisce nei due sessi o sulla presenza di familiarità.

Caratteristica distintiva dei disturbi della personalità è quella di essere pervasivi e invalidanti: il disturbo rende di fatto impossibile alla persona che ne è affetta un adattamento sano ed equilibrato alla realtà per cui vi saranno sempre delle ripercussioni sulla vita affettiva, sociale o lavorativa.  In più la situazione non migliora con il tempo. Se questi ultimi dati non sono presenti NON SI PUO' PARLARE DI DISTURBO DELLA PERSONALITA'.

 

Uno dei primi dati da cui partire per comprendere quindi se una persona è affetta da un disturbo della personalità è se vi è una compromissione significativa del funzionamento sociale, lavorativo o affettivo (per esempio se la persona non riesce mai a tenersi un lavoro o se non riesce a portare avanti nel tempo relazioni sentimentali o amicali).

 

E' molto difficile che le persone affette da un disturbo della personalità si rendano conto di un disturbo e che chiedano aiuto. Accade quasi sempre che siano le persone a loro vicine che si attivano per evidenziare il problema. Le persone che ne sono affette tendono infatti a pensare che ci siano qualcosa che non va “negli altri”, “nel mondo”, “nella società” più che in loro. Generalmente riescono a prendere contatto con i loro problemi solo attraverso il contatto e l'aiuto di uno specialista (psicologo, psichiatra o psicoterapeuta).

In genere i pazienti affetti da disturbo della personalità se arrivano a chiedere un consulto è a causa di altri sintomi che sono fastidiosi e mal tollerati rispetto ai sintomi del loro quadro di personalità.

 

In sintesi, i soggetti affetti dal Disturbo Evitante di Personalità si sentono diversi ed inadeguati rispetto agli altri, considerando questa condizione come immutabile. Tendono ad isolarsi riversandosi in una vita ritirata in famiglia, in casa o da soli, coltivando interessi che gli possono garantire di essere attuati senza il bisogno degli altri, come ascoltare musica, leggere o adottare il computer come mediatore di esperienze sociali. in alcuni casi ricorrono anche all’uso di sostanze, in particolare a bevande alcoliche, per sedare il malessere interiore ritagliandosi così una parentesi di piacere virtuale.

Talvolta è possibile che questo stile di vita povera di stimoli e monotona contribuisca all’insorgenza di un quadro depressivo.

Le persone che soffrono di questo disturbo possono riuscire a costruire un equilibrio sociale e lavorativo basato sul ritiro e sull'autonomia, prediligendo come ambiente sociale quello famigliare, sicuro e protetto.

Non hanno ambizioni di carriera limitandosi a vivere le abitudinarie relazioni amicali e sociali.

Se però questo equilibrio crolla, la persona può sviluppare un intenso umore depresso, che spesso spinge la persona a chiedere l'intervento psicoterapeutico. Nel complesso, il paziente evitante tende ad accettare con fastidio l’abitudine alla solitudine e vive rassegnato circa la possibilità di recuperare un’accettabile vita di relazione; convive con la propria solitudine, a volte con rimpianto, altre volte con fastidio.

 

Se pensa di avere i sintomi o caratteristiche simili a questo disturbo, sappia che ESISTONO DELLE OTTIME TERAPIE PER TRATTARLO.

Non si faccia confondere da convinzioni come:

'è troppo difficile',

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'sono troppo vecchio'.

Il benessere psicologico che si raggiunge risolvendo i propri disturbi E' UN DIRITTO DI TUTTE LE PERSONE, che si può raggiungere REALMENTE, affidandosi ad uno psicoterapeuta esperto.

IMPARARE A STARE BENE SI PUO',

davvero.

Se ritiene di soffrire di questo disturbo,

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Si tratta di un disturbo comune nelle popolazioni cliniche con una prevalenza dell’1-10%. Ad oggi non abbiamo informazioni chiare su come si distribuisce nei due sessi o sulla presenza di familiarità.

Caratteristica distintiva dei disturbi della personalità è quella di essere pervasivi e invalidanti: il disturbo rende di fatto impossibile alla persona che ne è affetta un adattamento sano ed equilibrato alla realtà per cui vi saranno sempre delle ripercussioni sulla vita affettiva, sociale o lavorativa.  In più la situazione non migliora con il tempo. Se questi ultimi dati non sono presenti NON SI PUO' PARLARE DI DISTURBO DELLA PERSONALITA'.

 

Uno dei primi dati da cui partire per comprendere quindi se una persona è affetta da un disturbo della personalità è se vi è una compromissione significativa del funzionamento sociale, lavorativo o affettivo (per esempio se la persona non riesce mai a tenersi un lavoro o se non riesce a portare avanti nel tempo relazioni sentimentali o amicali).

 

E' molto difficile che le persone affette da un disturbo della personalità si rendano conto di un disturbo e che chiedano aiuto. Accade quasi sempre che siano le persone a loro vicine che si attivano per evidenziare il problema. Le persone che ne sono affette tendono infatti a pensare che ci siano qualcosa che non va “negli altri”, “nel mondo”, “nella società” più che in loro. Generalmente riescono a prendere contatto con i loro problemi solo attraverso il contatto e l'aiuto di uno specialista (psicologo, psichiatra o psicoterapeuta).

In genere i pazienti affetti da disturbo della personalità se arrivano a chiedere un consulto è a causa di altri sintomi che sono fastidiosi e mal tollerati rispetto ai sintomi del loro quadro di personalità.

 

In sintesi, i soggetti affetti dal Disturbo Evitante di Personalità si sentono diversi ed inadeguati rispetto agli altri, considerando questa condizione come immutabile. Tendono ad isolarsi riversandosi in una vita ritirata in famiglia, in casa o da soli, coltivando interessi che gli possono garantire di essere attuati senza il bisogno degli altri, come ascoltare musica, leggere o adottare il computer come mediatore di esperienze sociali. in alcuni casi ricorrono anche all’uso di sostanze, in particolare a bevande alcoliche, per sedare il malessere interiore ritagliandosi così una parentesi di piacere virtuale.

Talvolta è possibile che questo stile di vita povera di stimoli e monotona contribuisca all’insorgenza di un quadro depressivo.

Le persone che soffrono di questo disturbo possono riuscire a costruire un equilibrio sociale e lavorativo basato sul ritiro e sull'autonomia, prediligendo come ambiente sociale quello famigliare, sicuro e protetto.

Non hanno ambizioni di carriera limitandosi a vivere le abitudinarie relazioni amicali e sociali.

Se però questo equilibrio crolla, la persona può sviluppare un intenso umore depresso, che spesso spinge la persona a chiedere l'intervento psicoterapeutico. Nel complesso, il paziente evitante tende ad accettare con fastidio l’abitudine alla solitudine e vive rassegnato circa la possibilità di recuperare un’accettabile vita di relazione; convive con la propria solitudine, a volte con rimpianto, altre volte con fastidio.

 

Se pensa di avere i sintomi o caratteristiche simili a questo disturbo, sappia che ESISTONO DELLE OTTIME TERAPIE PER TRATTARLO.

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IMPARARE A STARE BENE SI PUO',

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Si tratta di un disturbo comune nelle popolazioni cliniche con una prevalenza dell’1-10%. Ad oggi non abbiamo informazioni chiare su come si distribuisce nei due sessi o sulla presenza di familiarità.

Caratteristica distintiva dei disturbi della personalità è quella di essere pervasivi e invalidanti: il disturbo rende di fatto impossibile alla persona che ne è affetta un adattamento sano ed equilibrato alla realtà per cui vi saranno sempre delle ripercussioni sulla vita affettiva, sociale o lavorativa.  In più la situazione non migliora con il tempo. Se questi ultimi dati non sono presenti NON SI PUO' PARLARE DI DISTURBO DELLA PERSONALITA'.

 

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E' molto difficile che le persone affette da un disturbo della personalità si rendano conto di un disturbo e che chiedano aiuto. Accade quasi sempre che siano le persone a loro vicine che si attivano per evidenziare il problema. Le persone che ne sono affette tendono infatti a pensare che ci siano qualcosa che non va “negli altri”, “nel mondo”, “nella società” più che in loro. Generalmente riescono a prendere contatto con i loro problemi solo attraverso il contatto e l'aiuto di uno specialista (psicologo, psichiatra o psicoterapeuta).

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In sintesi, i soggetti affetti dal Disturbo Evitante di Personalità si sentono diversi ed inadeguati rispetto agli altri, considerando questa condizione come immutabile. Tendono ad isolarsi riversandosi in una vita ritirata in famiglia, in casa o da soli, coltivando interessi che gli possono garantire di essere attuati senza il bisogno degli altri, come ascoltare musica, leggere o adottare il computer come mediatore di esperienze sociali. in alcuni casi ricorrono anche all’uso di sostanze, in particolare a bevande alcoliche, per sedare il malessere interiore ritagliandosi così una parentesi di piacere virtuale.

Talvolta è possibile che questo stile di vita povera di stimoli e monotona contribuisca all’insorgenza di un quadro depressivo.

Le persone che soffrono di questo disturbo possono riuscire a costruire un equilibrio sociale e lavorativo basato sul ritiro e sull'autonomia, prediligendo come ambiente sociale quello famigliare, sicuro e protetto.

Non hanno ambizioni di carriera limitandosi a vivere le abitudinarie relazioni amicali e sociali.

Se però questo equilibrio crolla, la persona può sviluppare un intenso umore depresso, che spesso spinge la persona a chiedere l'intervento psicoterapeutico. Nel complesso, il paziente evitante tende ad accettare con fastidio l’abitudine alla solitudine e vive rassegnato circa la possibilità di recuperare un’accettabile vita di relazione; convive con la propria solitudine, a volte con rimpianto, altre volte con fastidio.

 

Se pensa di avere i sintomi o caratteristiche simili a questo disturbo, sappia che ESISTONO DELLE OTTIME TERAPIE PER TRATTARLO.

Non si faccia confondere da convinzioni come:

'è troppo difficile',

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Il benessere psicologico che si raggiunge risolvendo i propri disturbi E' UN DIRITTO DI TUTTE LE PERSONE, che si può raggiungere REALMENTE, affidandosi ad uno psicoterapeuta esperto.

IMPARARE A STARE BENE SI PUO',

davvero.

Se ritiene di soffrire di questo disturbo,

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Il disturbo evitante di personalità (DEP) è un disturbo di personalità caratterizzato dalla convinzione radicata del soggetto di valere poco; ciò porta la persona a sentire un profondo senso di inadeguatezza nella vita di relazione, con un enorme timore delle critiche, della disapprovazione altrui e di esclusione. Per evitare queste esperienze dolorose e la sensazione di sentirsi escluso dagli altri, la persona con disturbo evitante di personalità tende ad avere una vita ritirata. Il Disturbo Evitante di Personalità è un disturbo che viene descritto come patologia caratterizzata da modalità diffuse di ritiro sociale, convinzioni di inadeguatezza e acuita sensibilità al giudizio degli altri. Questi soggetti, non hanno un gruppo di amici con i quali uscire la sera e sul lavoro si mantengono ai margini rinunciando alla carriera per non essere sottoposti al giudizio altrui; tuttavia desiderano fortemente instaurare delle relazioni, poter avere un partner, condividere esperienze ed interessi con i gli altri. Ma la difficoltà a vivere l’imbarazzo o l’umiliazione li induce ad evitare il confronto.

Si tratta di un disturbo comune nelle popolazioni cliniche con una prevalenza dell’1-10%. Ad oggi non abbiamo informazioni chiare su come si distribuisce nei due sessi o sulla presenza di familiarità.

Caratteristica distintiva dei disturbi della personalità è quella di essere pervasivi e invalidanti: il disturbo rende di fatto impossibile alla persona che ne è affetta un adattamento sano ed equilibrato alla realtà per cui vi saranno sempre delle ripercussioni sulla vita affettiva, sociale o lavorativa.  In più la situazione non migliora con il tempo. Se questi ultimi dati non sono presenti NON SI PUO' PARLARE DI DISTURBO DELLA PERSONALITA'.

 

Uno dei primi dati da cui partire per comprendere quindi se una persona è affetta da un disturbo della personalità è se vi è una compromissione significativa del funzionamento sociale, lavorativo o affettivo (per esempio se la persona non riesce mai a tenersi un lavoro o se non riesce a portare avanti nel tempo relazioni sentimentali o amicali).

 

E' molto difficile che le persone affette da un disturbo della personalità si rendano conto di un disturbo e che chiedano aiuto. Accade quasi sempre che siano le persone a loro vicine che si attivano per evidenziare il problema. Le persone che ne sono affette tendono infatti a pensare che ci siano qualcosa che non va “negli altri”, “nel mondo”, “nella società” più che in loro. Generalmente riescono a prendere contatto con i loro problemi solo attraverso il contatto e l'aiuto di uno specialista (psicologo, psichiatra o psicoterapeuta).

In genere i pazienti affetti da disturbo della personalità se arrivano a chiedere un consulto è a causa di altri sintomi che sono fastidiosi e mal tollerati rispetto ai sintomi del loro quadro di personalità.

 

In sintesi, i soggetti affetti dal Disturbo Evitante di Personalità si sentono diversi ed inadeguati rispetto agli altri, considerando questa condizione come immutabile. Tendono ad isolarsi riversandosi in una vita ritirata in famiglia, in casa o da soli, coltivando interessi che gli possono garantire di essere attuati senza il bisogno degli altri, come ascoltare musica, leggere o adottare il computer come mediatore di esperienze sociali. in alcuni casi ricorrono anche all’uso di sostanze, in particolare a bevande alcoliche, per sedare il malessere interiore ritagliandosi così una parentesi di piacere virtuale.

Talvolta è possibile che questo stile di vita povera di stimoli e monotona contribuisca all’insorgenza di un quadro depressivo.

Le persone che soffrono di questo disturbo possono riuscire a costruire un equilibrio sociale e lavorativo basato sul ritiro e sull'autonomia, prediligendo come ambiente sociale quello famigliare, sicuro e protetto.

Non hanno ambizioni di carriera limitandosi a vivere le abitudinarie relazioni amicali e sociali.

Se però questo equilibrio crolla, la persona può sviluppare un intenso umore depresso, che spesso spinge la persona a chiedere l'intervento psicoterapeutico. Nel complesso, il paziente evitante tende ad accettare con fastidio l’abitudine alla solitudine e vive rassegnato circa la possibilità di recuperare un’accettabile vita di relazione; convive con la propria solitudine, a volte con rimpianto, altre volte con fastidio.

 

Se pensa di avere i sintomi o caratteristiche simili a questo disturbo, sappia che ESISTONO DELLE OTTIME TERAPIE PER TRATTARLO.

Non si faccia confondere da convinzioni come:

'è troppo difficile',

'è troppo tardi'

'sono troppo vecchio'.

Il benessere psicologico che si raggiunge risolvendo i propri disturbi E' UN DIRITTO DI TUTTE LE PERSONE, che si può raggiungere REALMENTE, affidandosi ad uno psicoterapeuta esperto.

IMPARARE A STARE BENE SI PUO',

davvero.

Se ritiene di soffrire di questo disturbo,

se vuole informazioni a riguardo o

desidera prendere un appuntamento,

non esiti a contattarmi:

 

Dott. Riccardo Trazzi - Psicologo e Psicoterapeuta

 

Riceve a:

- Bologna, via Regnoli 4/b

- Imola, via Emilia 304

- Castel S. Pietro Terme,

via Grassi 7

 

Tel. 393.1935008

E-mail trazzi.riccardo@gmail.com

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